sabato 6 agosto 2016

MEMORIA, CORAGGIO e SPERANZA PER IL FUTURO

IL DIVANO DELLA FELICITA’
di Giovanni Perrone


Luglio si è concluso con l’incontro dei giovani a Cracovia per le Giornate Mondiali della Gioventù.
I discorsi e le azioni di Papa Francesco sono stati, come sempre, ricchi di significato e di stimoli. Silenzio e parole forti e lungimiranti, non solo per i due milioni di giovani provenienti da tutto il mondo, ma anche per chi ha responsabilità politiche, pastorali, educative, e per la gente comune.
Il Pontefice ben comprende le notevoli difficoltà che le giovani generazioni incontrano oggi per una piena realizzazione, un lavoro dignitoso, una vita in ambienti positivi e con adulti significativi. Mille problemi disorientano e paralizzano i giovani e talora li spingono a rifugiarsi nell’inedia o nell’alienazione.  Perciò sovente incoraggia ad osare per volare in alto. Di fronte alla ricerca di facili ed effimere felicità, da consumare, e che nel contempo consumano, i giovani sono invitati a farsi protagonisti del futuro, evitando di “confondere la felicità col divano (1)”.  Si crede, dice il Papa, “che per essere felici abbiamo bisogno di un buon divano che ci aiuti a stare comodi, tranquilli, ben sicuri”. Un divano “come quelli che ci sono adesso, moderni, con massaggi per dormire inclusi, che ci garantiscano ore di tranquillità per trasferirci nel mondo dei videogiochi e passare ore di fronte al computer”. Un divano “contro ogni tipo di dolore e timore”, che “ci faccia stare chiusi in casa senza affaticarci né preoccuparci”. Ma questo “divano-felicità” è invece una paralisi silenziosa che “senza rendercene conto” ci fa ritrovare “addormentati, imbambolati e intontiti mentre altri – forse più vivi, ma non più buoni – decidono il futuro per noi”. “Sicuramente, per molti è più facile e vantaggioso avere dei giovani imbambolati e intontiti”, piuttosto “che avere giovani svegli, desiderosi di rispondere al sogno di Dio e a tutte le aspirazioni del cuore”, osserva il Pontefice. Ed aggiunge: “Siamo nati per lasciare un’impronta”.
“È molto triste – rileva Francesco – passare nella vita senza lasciare un’impronta. Ma quando scegliamo la comodità, confondendo felicità con consumare, allora il prezzo che paghiamo è molto ma molto caro: perdiamo la libertà”. Ed allora dobbiamo lealmente chiederci: “Il nostro essere per le vie del mondo è statico - in attesa del fico in bocca - oppure è un verace segno della nostra vitalità e intraprendenza?”; “Come, dove e perché andiamo?”; “Le tracce che lasciamo sono fugaci orme sulla sabbia o sono orme forti e indelebili?”; “Sono tracce della nostra arroganza e cupidigia che indicano un procedere malvagio o tracce del bene che facciamo?”; “E i nostri figli? Quali tracce lasciano?”  …
Le devastanti guerre e i quotidiani episodi di terrorismo e di assurda violenza - che lasciano forti impronte di morte, di miseria, di turbamento - sono stati frequentemente richiamati da Papa Francesco.
Non sono “cose” che riguardano gli altri, diventando oggetto del nostro quotidiano spettegolare o delle nostre paure, ma ci interessano e coinvolgono. Sono icona di una società disorientata e malata.  Perciò, ogni malvagità nostra o altrui deve farci riflettere e ravvedere. Sovente, purtroppo, l’uomo al fine di farsi ragione ricopre il male con alte elucubrazioni e giustificazioni, simili a preziosi perizomi ricoprenti zozze pudende. Quanta prepotenza, quanti furti, quanta violenza, quanti latrocini vengono giustificati con nobili fini! Quante sofferenze provochiamo con il nostro agire! Strumentalizzando pure la religione e la giustizia. Il Papa lo ha detto ad alta voce: “Sono la voglia di potere, la bramosia del denaro, la logica della sopraffazione ad orientare perversi modi dell’agire umano!”
Se andiamo alle radici di tante liti, problemi, malaffare, malessere - che motivano o condizionano il nostro vivere quotidiano - troviamo molto marciume che avvelena la nostra ed altrui esistenza, danneggiando i “miti di cuore”, le molte persone buone che il Vangelo esalta.
E allora? Occorre il coraggio di guardarsi allo specchio, interrogarsi lealmente, darsi da fare per fornire il nostro contributo affinché le cose cambino, superando insane voglie, pregiudizi, resistenze, tiepidezze, miopie varie, fobie, incapacità di dialogo e di cooperazione. Per essere felici, ci ricorda Francesco, occorre “camminare insieme agli altri, in qualsiasi ambito, portando la Buona Notizia e facendo della propria vita un dono, dando il meglio di noi per rendere il mondo migliore”.
Pressante l’invito ad “essere la speranza del futuro”. Per esserlo, dice Papa Francesco, “tre sono gli elementi essenziali: memoria, coraggio e speranza per il futuro. La memoria degli eventi del passato; il coraggio del presente nell'affrontare tutte le situazioni; la speranza di un futuro di misericordia, facendo tesoro dell'esperienza e della fede” e impegnandosi in esperienze di volontariato. Niente divano sul quale poltrire o stare a guardare chi passa, magari piangendosi addosso, ma tenere sveglie le meravigliose energie che ogni persona possiede, orientandole verso il bene. Vivere, sin da ragazzi, esperienze associative e di volontariato costituisce un buon apprendistato ed esercizio per una vita dinamica e felice, a favore di noi stessi e degli altri.


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